Giovanni Orsina, Se cambiare idea non frena Giorgia, La Stampa, 23 agosto 2023
L'opposizione politica e intellettuale
fatica ad attaccare il governo Meloni su terreni cruciali quali
l'immigrazione e l'economia. Comprensibilmente, poiché l'esecutivo salva
e accoglie i migranti e sui conti pubblici evita con cura di entrare in
conflitto con l'Europa o coi mercati. Altrettanto comprensibilmente,
allora, l'opposizione attacca Meloni per la sua incoerenza: in altra
epoca, tanto sugli immigrati quanto sull'economia, aveva assunto
posizioni ben diverse, ben più di destra. Come detto: è una scelta non
soltanto legittima, ma comprensibile. Non è però una linea di
opposizione che possa modificare il rapporto fra la coalizione di
governo e il suo elettorato. Quell'elettorato ragiona in maniera
differente da come l'opposizione immagina che ragioni, e dell'incoerenza
di Meloni gli importa poco o nulla. Perché è un elettorato populista –
si dirà – e quindi irrazionale. Avendo votato Meloni perché fermasse i
migranti ed entrasse in conflitto con l'Europa, e non facendo lei né
l'una cosa né l'altra, se fosse razionale dovrebbe rivolgersi altrove.
In realtà no, non necessariamente: dipende da che cosa s'intenda, in
politica, per razionalità. Certo che il cittadino vota anche perché
siano attuate politiche pubbliche che ritiene buone o dalle quali si
aspetta vantaggi: meno tasse, meno immigrati, più welfare. Ma non vota
soltanto per quello – e tanto meno, come dirò fra breve, nella nostra
epoca. Vota pure per sentirsi rappresentato, antropologicamente ma anche
culturalmente, da chi lo governa. Centomila migranti son centomila
migranti. Ma centomila migranti accolti dal governo rosso che ne giudica
positivamente l'arrivo e non fa – in maniera aperta ed esplicita –
tutto quello che potrebbe per fermarli, e centomila migranti accolti dal
governo nero che dice di non volerli e mostra di darsi da fare per
arrestarne il flusso, anche invano, rappresentano due fatti politici del
tutto diversi. Perché un "fatto politico" (come del resto qualsiasi
"fatto") non è costituito soltanto da quel che accade nel mondo della
realtà concreta, ma anche dall'interpretazione che gli esseri umani
danno di quell'accaduto nei mondi delle loro realtà mentali.
Nella
nostra epoca, si diceva, l'importanza dei mondi mentali è diventata
ancora maggiore. Dimostrarsi coerenti nel tempo e mantenere le promesse
non può contare granché quando il flusso del mutamento storico corre
così veloce e la capacità della politica di controllare il futuro si è
fatta così debole. Se abbiamo una mappa chiara e un Gps funzionante
possiamo chiedere al timoniere di mettere ordinatamente un passo dopo
l'altro. Ma se non abbiamo mappa né Gps, e il mare per giunta è agitato,
allora al timoniere chiederemo di saper improvvisare. Possibilmente
alla luce dei nostri valori e obiettivi. Della politica, ai nostri
giorni, son tornati di moda gli aspetti demiurgici, per usare un
concetto caro al torinese Filippo Burzio, direttore di questo giornale
nell'immediato dopoguerra: la capacità di entrare in sintonia spirituale
con un blocco elettorale e di rappresentarlo pragmaticamente in un
contesto storico troppo cangiante e pericoloso perché la coerenza possa
importare più di tanto.
A Meloni
tutto è consentito, allora? Certo che no, le regole della politica
valgono sempre e per tutti: la fiducia data a un timoniere resta
provvisoria e revocabile. Il pilota deve conservare la consonanza coi
valori e obiettivi della ciurma: da qui la preoccupazione di questo
governo di tenere alti i simboli della destra, malgrado su dossier
fondamentali segua una linea pragmatica che con la destra ha ben poco a
che vedere. E può sempre spuntar fuori un timoniere alternativo che
promette di saper improvvisare ancora meglio e di rispecchiare la ciurma
ancor più da vicino. Ma se gli elettori di destra revocheranno la
fiducia a Meloni sarà perché nel tempo il rapporto si sarà
inevitabilmente logorato, o perché nel timonare avrà commesso errori
gravi e ripetuti, o perché saranno emerse alternative plausibili. Non
sarà certo perché qualche anno fa diceva delle cose e oggi ne sta
facendo altre. —
Nessun commento:
Posta un commento