mercoledì 22 agosto 2018

Un incontro a Berlino


Noemi Ghetti, Il buon professor Cosmo e Antonio Gramsci, l’allievo prediletto Tra passione culturale, antifascismo e esperienza del confino, una dialetica ventennale
Lettera 53, giugno 2018 Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica


... la stima per il professore permaneva, e nel maggio 1922, in occasione del viaggio di Gramsci a Mosca con la delegazione italiana del partito per l’Esecutivo dell’Internazionale Comunista12, all’Ambasciata italiana di Berlino, allora rappresentata da Frassati, ebbe luogo la riconciliazione. Il laicissimo Gramsci la rievocò con affetto anni dopo – durante lo scambio epistolare sulla «nota dantesca» – nella lettera del 23 febbraio 1931, nonostante il permanere di affettuose riserve sull’impronta religiosa degli studi del professore: «Tuttavia quando vidi il Cosmo, l'ultima volta, nel maggio 1922 (egli era allora segretario o consigliere all'Ambasciata italiana di Berlino), egli ancora insistette perché io scrivessi uno studio sul Machiavelli e il machiavellismo; era una sua idea fissa, fin dal 1917, che io dovessi scrivere uno studio sul Machiavelli, e me lo ricordava a ogni occasione, sebbene Machiavelli non vada molto d'accordo con S. Francesco e S. Agostino. D'altronde serbo del Cosmo un ricordo pieno di affetto e direi di venerazione, se questa parola non avesse un significato che non si adegua ai miei sentimenti; era e credo sia tuttora di una grande sincerità e dirittura morale con molte striature di quella ingenuità nativa che è propria dei grandi eruditi e studiosi. Ricorderò sempre il nostro incontro del 22 nell'androne maestoso dell'Ambasciata italiana a Berlino. Nel novembre 1920 avevo scritto contro il Cosmo un articolo violentissimo e crudele come si riesce a scriverne solo in certi momenti critici della lotta politica; seppi che egli si mise a piangere come un bambino e stette chiuso in casa per alcuni giorni. I nostri rapporti personalmente cordiali di maestro ed ex allievo si ruppero. Quando nel 22 il solenne guardiaportone dell'Ambasciata si degnò di telefonare al Cosmo, nel suo gabinetto diplomatico, che un certo Gramsci desiderava essere ricevuto, rimase sbalordito, nel suo animo protocollare, quando il Cosmo scese di corsa le scale e mi si precipitò addosso inondandomi di lacrime e di barba, e dicendo a ogni momento: ‘Tu capisci perché! Tu capisci perché!’. Era in preda a una commozione che mi sbalordí, ma mi fece capire quanto dolore gli avessi procurato nel 1920 e come egli intendesse l'amicizia per i suoi allievi di scuola. Vedi quanti ricordi mi ha fatto nascere questa Vita di Dante e l'accenno di Piero (che, del resto, mi fu presentato la prima volta proprio dal prof. Cosmo)».

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