giovedì 13 novembre 2025

Solo per i palestinesi

Luca Foschi
La pena di morte divide Israele: "Solo per i palestinesi"

Avvenire, 11 novembre 2025

RAMALLAH - «Quando la legge finalmente sarà approvata i terroristi verranno liberati solo all’inferno». Ha salutato così il ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir il superamento del primo dei tre passaggi parlamentari che potrebbero introdurre in Israele la pena capitale per tutti i colpevoli di omicidio macchiato da ragioni «razziste», motivato dallo «scopo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua terra». In breve, per i palestinesi. Con il volto radioso Ben-Gvir, il maggiore promotore del provvedimento – passato alla Knesset nella notte di lunedì con 36 voti a favore e 16 contrari (65 fra assenti e astenuti) – ha poi attraversato i banchi e i corridoi parlamentari con un vassoio pieno di dolci, offrendo ai colleghi deputati un prelibato boccone celebrativo. Se la proposta di legge dovesse entrare in vigore con la formulazione attuale, la pena di morte verrebbe comminata solo agli arabi che uccidono gli ebrei, una natura discriminatoria che non è sfuggita ai contestatori del provvedimento, boicottato dalla maggior parte dell’opposizione. La pena capitale è stata applicata una sola volta nella storia israeliana, era il 1962, e a salire sul patibolo fu Adolf Eichmann, l’architetto della «soluzione finale». Il disegno normativo, discusso almeno a partire dal 2017 e congelato durante la guerra di Gaza per volere del primo ministro Netanyahu, che temeva una ritorsione di Hamas sugli ostaggi tenuti nella Striscia, è stato aperto alle procedure di voto poco dopo l’inizio della tregua, con la liberazione dei prigionieri.

Una delle conseguenze fondamentali, sottolineano gli esponenti di Potere Ebraico, partito guidato da Ben-Gvir, sarà quella di impedire futuri scambi, duranti i quali hanno ritrovato la libertà alcuni palestinesi accusati di omicidio. Dura la reazione di Hamas, che ha invitato la comunità internazionale a «condannare questa pericolosa legislazione, imporre sanzioni deterrenti all’entità sionista e a fare pressione affinché la ritiri». Pesanti critiche sono giunte anche dall’Olp e dal Consiglio nazionale palestinese di Ramallah. Il disegno di legge modifica anche la legge sui tribunali militari, con giurisdizione sulla Cisgiordania occupata, consentendo loro di infliggere la pena di morte con un voto a maggioranza semplice del collegio dei giudici, piuttosto che con voto unanime. Esclude inoltre ogni possibilità di considerare circostanze attenuanti nella sentenza. Procedono intanto i piani americani per Gaza. Secondo le informazioni raccolte da The Atlantic, l’Amministrazione Trump intende costruire «alloggi temporanei per circa 25.000 persone» nelle aree della Striscia rimaste sotto controllo israeliano dopo la tregua, circa il 53% del totale. Le «comunità alternative sicure» coinvolgerebbero solo i gazawi ritenuti privi di affiliazione ai gruppi resistenziali. La prima comunità pilota dovrebbe nascere nell’area meridionale di Rafah, probabilmente su terreni privati palestinesi, e vedrebbe sorgere una scuola, un centro medico e uno amministrativo. L’ingegneria sociale, che fa temere una divisione perenne della Striscia, troverebbe forse un punto di riferimento nella base militare che secondo il sito israeliano Shomrim Washington sta pianificando di costruire al confine di Gaza, in terra israeliana. La struttura potrebbe ospitare diverse migliaia di soldati, compresi i contingenti internazionali chiamati a garantire la stabilità nella Striscia, che la stessa Amministrazione americana vorrebbe però vedere impiegati sul campo già nel gennaio 2026. La progressiva, fragile e ambigua implementazione della road map siglata a Sharm el-Sheikh un mese fa è anche nella decisione degli Houthi, che in un messaggio rivolto ad Hamas hanno annunciato di aver sospeso gli attacchi ad Israele. «Qualora il nemico riprendesse l’aggressione su Gaza, torneremo alle nostre attività», ha ammonito tuttavia il gruppo yemenita.

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