venerdì 21 novembre 2025

Grazie Islam

Luigi Grassia
Il "Grazie Islam!" di Franco Cardini

la Repubblica, 21 novembre 2025

Due libri, due facce della realtà, ma non contrapposte. L’anno scorso Federico Rampini pubblicò Grazie Occidente! Tutto il bene che abbiamo fatto (Mondadori) per sottolineare i meriti che la nostra civiltà ha cumulato nei confronti del resto del mondo, e per esortarci a smettere con l’autoflagellazione in cui amiamo esercitarci noi occidentali, quantomeno da quando è di moda il “woke” (ma in realtà già da prima) come se fossimo responsabili di tutti i mali del mondo. Nel 2025 Franco Cardini ha risposto con Grazie Islam! Quelle poche, piccole cose che l'Occidente moderno deve al mondo musulmano (PaperFirst), un saggio in cui lo storico si propone di riequilibrare la prospettiva, senza cadere nel woke a cui è refrattario. I due autori e i due libri non sono l’un contro l’altro armati: si tratta di considerare entrambe le facce della medaglia. Al lettore il compito della sintesi.

La campana pro-occidentale

Rampini rivendica le tante cose fatta dall’Occidente e a cui si tende a non attribuire merito perché le si dà per scontate. Citiamo dal risvolto di copertina. Che sintetizza l’argomento alla perfezione: “È ora di ribellarsi, in nome della verità. Cinesi o indiani, brasiliani o africani, il mondo è popolato da miliardi di persone che devono la loro stessa esistenza... a noi. La scienza occidentale, pensiamo alla nostra medicina e alla nostra agronomia, è stata copiata e applicata dal resto dell'umanità con benefici immensi. Se la longevità è aumentata, la mortalità infantile è crollata, il livello d'istruzione è cresciuto nel mondo intero, è perché l'Occidente ha esportato progresso. Dove si combatte per migliorare i diritti umani - per esempio la condizione della donna - il paradigma da emulare siamo noi. Il nostro modello industriale ha sollevato dalla miseria grandi nazioni. La sfida per un'economia più sostenibile e per decarbonizzare l'ambiente sarà vinta grazie alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica dell'Occidente. Viviamo in un'epoca in cui pronunciare queste verità è scandaloso, è proibito. Il conformismo dominante impone una versione bugiarda della storia, in cui la ‘razza bianca’, europea o nordamericana, ha seminato solo distruzione, oppressione, sofferenze. L'idea stessa di progresso è disprezzata, siamo sottoposti a un lavaggio del cervello quotidiano per inculcare la certezza che l'Apocalisse è dietro l'angolo (per colpa nostra). Perché la Cina e l'Iran oggi si definiscono ‘repubbliche’, un concetto che non esiste in Confucio o nel Corano? Una lezione di onestà storica è urgente per le nuove generazioni, aiuta a ricostruire la nostra autostima e a vedere il futuro con più fiducia”.

La replica di Franco Cardini

Lo storico Cardini non nega che l’Occidente abbia cumulato meriti, ma sottolinea che anche altre civiltà lo hanno fatto (e nel suo libro presta attenzione in particolare all’Islam) e nota che se il resto del mondo recrimina con l’Occidente le ragioni non sono peregrine.

Cominciamo citando (anche per il libro di Cardini) il risvolto di copertina. “L'Islam ci appartiene. Ha le nostre stesse profonde radici: la cultura ellenistico-mediterranea e il monoteismo abramitico; i suoi profeti sono i medesimi dell'ebraismo e del cristianesimo. La sua scienza e la sua filosofia, certo originali, restano impensabili senza le nostre. L'Islam è l'Occidente dell'Oriente. I fondamenti della sua cultura, radicati in quella ellenistica passata a Roma e a Bisanzio, sono arrivati alla nostra esattamente come le merci provenienti dall'Asia profonda giungevano in Europa. All'Islam dobbiamo i fondamenti della nostra matematica, della nostra logica, della nostra astronomia, della nostra cartografia, della nostra geografia, della nostra fisica, della nostra medicina. Le nostre università medievali sono nate nell'XI-XII secolo come "studia" monastici e diocesani vivificati dall'esempio che proveniva loro dalle città musulmane. Dante ci rammenta che Avicenna e Averroè sono padri del nostro sapere al pari di Platone e di Aristotele, d'Ippocrate e di Galeno. E non ci sono guerre, non ci sono atrocità, non ci sono fanatismi che tengano. La violenza e le infamie passano: ma le civiltà, i saperi, le scienze, le culture, rimangono. Come l'arcobaleno sulla cascata”.

La dimensione storica della violenza

Resta il fatto che oggi l’Islam in Occidente è visto anche (non solo, ma anche) come una fucina di terroristi. È una visione a cui lo storico Cardini ne contrappone un’altra, e simmetrica (ribaltando i punti di vista) che espone così parlando al telefono con La Stampa: “Dal XVI al XX secolo l’Europa ha esportato la sua civiltà nel resto del mondo facendo leva sulla forza di attrazione del suo sistema, ma anche sulla violenza militare, che ha usato con spirito autoassolutorio, senza sensi di colpa, come fanno ancora nel XXI secolo gli Stati Uniti: noi siamo portatori di valori, rechiamo il bene, e perciò siamo in diritto di realizzarlo su tutta la Terra anche usando la forza. L’Occidente si è affermato nel resto del pianeta non solo e non tanto per i suoi valori, ma soprattutto grazie alla superiorità che aveva nelle vele e nei cannoni”, e qui Cardini si richiama al libro Vele e cannoni (Il Mulino) di Carlo Maria Cipolla. Constata il professor Cardini: “L’espansione europea nel mondo non è avvenuta nel segno di Aristotele e di Gesù Cristo”.

È un’affermazione su cui converge l’analista di geopolitica Dario Fabbri: “A prescindere da quello che a noi occidentali piace immaginare di noi stessi, quando gli altri popoli pensano all’influenza che l’Occidente ha avuto su di loro la percezione che ne hanno non è certamente valoriale”.

Un futuro multilaterale

Ma in futuro? Da qui a 50 o 100 anni quale sarà l’evoluzione dei rapporti fra Occidente e Islam? E con il mondo non europeo in generale? Magari avremo un secolo cinese?

Cardini osserva che “la Cina non ha una tradizione storica di aggressioni militari all’estero, e questo potrebbe renderla bene accetta, agli occhi del resto del mondo, a un ruolo di leadership”; tuttavia lo storico non prevede un’egemonia cinese, casomai prefigura un mondo multilaterale, in cui, peraltro, continuerà a esserci un ruolo non marginale per l’Occidente: “La cultura occidentale è pur sempre quella che ha dato il via alla unificazione del mondo a partire dal XVI secolo, e tuttora fornisce il basic english che connette tutti i popoli della Terra”. Tutti gli altri popoli devono fare i conti con l’Occidente, tutti i popoli sono attratti dal benessere economico, e in molti casi anche dall’espansione dei diritti dell’individuo, però non recepiscono i messaggi occidentali in toto, così come sono, e semmai cercano di adattarli. La “Fine della Storia” preconizzata da Francis Fukuyama non si è realizzata e non si realizzerà, e “non ci sarà – conclude Franco Cardini – un appiattimento generale sul modello dell’Occidente”.

Eurabia o Islam mondiale europeizzato

Riguardo specificamente ai rapporti con l’Islam, ha acquisito una certa notorietà il concetto di Eurabia che si riferisce all’ipotetica, futura islamizzazione dell’Europa a seguito della denatalità interna europea e delle correnti migratorie dall’esterno. Non è altrettanto familiare al pubblico il punto di vista di un filosofo musulmano che ha osservato: “In ogni fase storica la Umma (cioè la comunità dei credenti islamici, ndr) ha trovato una nuova staffetta. Dopo quella araba, c’è stata la turca, poi i Moghul indiani, quindi le meraviglie persiane, adesso tocca agli europei”, cioè potrebbe essere un’Europa convertita ad assumere la guida dell’Islam in tutto il mondo. Citato da Pierangelo Buttafuoco in Cabaret Voltaire. L’Islam, il sacro, l’Occidente (Bompiani). Di suo Buttafuoco aggiunge: “Leggiamo nel Corano, sura XII: il meglio deve ancora venire”. Una prospettiva davvero ardita di conquista o riconquista della leadership europea.

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